Guarino Guarini e la “Chiave della cupola di San Lorenzo a Torino”.La complessità nascosta.
Le vicende dellattuale chiesa di San Lorenzo iniziano con la vittoria sui francesi, da parte di Emanuele di Savoia, che in memoria della battaglia del 10 agosto 1557, giorno di San Lorenzo, decise di erigere un santuario; le deplorevoli condizioni economiche del paese costrinsero, però, il duca ad intraprendere unopera finanziariamente meno impegnativa; si decise di restaurare la piccola Santa Maria del Presepe in Piazza Castello (una chiesetta tardo-longobarda).
I lavori iniziarono nel 1563, anno in cui il Duca Emanuele Filiberto spostò la capitale del Ducato da Chambery a Torino.
Nel 1634 lOrdine dei Teatini si impegnò per erigere una nuova chiesa con il consenso di Vittorio Amedeo I e, nel 1668, fù incaricato del progetto il Guarini. La pianta nel suo trattato Architettura Civile [1], evidenzia diversi tipi di tratteggio che indicano come il Guarini abbia utilizzato le fondazioni esistenti, risalenti al progetto del Castellamonte; tesi avvalorata dalle registrazioni dei pagamenti del Libro della Fabbrica [2]in cui le consegne di pietre ed i pagamenti ai cavaterra sono modesti rispetto alla mole delledificio.
Nel 1669 inizia il cantiere, e cinque mesi dopo giungono i laterizi per erigere la muratura, materiale ampiamente usato dal Guarini, per la sua facilità dapprovvigionamento. Va notato che il Guarini si sofferma molto sulle spese per la costruzione degli edifici, come si puo evincere dal suo trattato; per esempio scrive: dovendosi fare il tutto colle minore spesa possibile, non debbosi pertanto adoperare què materiali, che non essendo nel paese non possono conseguirsi, se non con gravissima spesa[3] .
Limpianto planimetrico centrale è inscritto in un quadrato, costituito da superfici ondulate delimitate dalle cappelle, colonne libere che sembrano sostenere le complesse superfici di raccordo con la cupola a questo si aggiunge un rettangolo dove sono racchiusi il presbiterio ed il coro che crea un senso longitudinale ad uno spazio altrimenti centrale. Limpianto ricorda il Padiglione della Piazza dOro del complesso di Villa Adriana a Tivoli (Roma), che Guarini conobbe quando si recò a Roma, come novizio, nel 1639.
Nellalzato troviamo quattro livelli separati: il primo con le cappelle fino al cornicione dove si legge la forma ottagonale, nel secondo si ha lalternanza di pennacchi concavi sopra le cappelle diagonali e finestre a serliana sopra le cappelle degli assi principali dove si legge limpianto a croce greca, il terzo è costituito dallanello dimposta della cupola, il quarto infine è rappresentato dalla cupola a costoloni intersecanti, con il cupolino superiore a costoloni intersecanti terminante caratterizzata con un cupolino ad otto fusi.
Fatto curioso è il pennacchio che dovrebbe caricare su un elemento pieno, invece scarica su un piedritto che è svuotato dalle cappelle diagonali. Lo stesso arcone, che racchiude le serliane, grava su un apertura sostenuta da esili colonne.
La facciata progettata dal Guarini non è realizzata a favore di un prospetto a palazzo in continuità con i fronti urbani di piazza Castello.
Nel campanile Guarini riprende la morfologia della Colonne Astrologique del 1572, memoria del suo viaggio in Francia, anche la volta stellare delle cappelle è ripresa dal repertorio stereotomico francese del trattato di François Derand del 1643 ma con lintroduzione dellapertura di un oculo in chiave con dei bracci inseriti nei lati lunghi privi di piedritto. Loculo centrale ci permette di vedere, quando la luce penetra nelloculo posto nella chiave di volta dellarco che incornicia le cappelle , la volta interna affrescata per sottolineare sempre le intenzioni del Guarini di creare meraviglia, effetti suggestivi, tramite larchitettura come fa intendere quando afferma che larchitettura, che non si compiace, se non di piacere al senso[4] . Sempre dal suo viaggio in Francia, che lo porta a contatto sia con i dibattiti tenuti da Le Vau, Mansart e Perrault sullestetica e sullottica, Guarini si lascia coinvolgere nelle questioni architettoniche della Parigi degli anni 60, come osservatore del Louvre e delle architetture gotiche dellIlê de France e, soprattutto, nellanalisi delle cupole a livelli multipli sovrapposti, con strutture aperte e fonti di luce nascoste. In questo periodo inoltre studia il trattato di geometria proiettiva di Desaguers del 1639 .
Il Guarini giunse a Torino nel 1666, nei suoi progetti mette in pratica queste esperienze per ottenere lillusione daltezze esagerate e miracolose come per il progetto della cupola sulla cappella della Sacra Sindone. Qui linserimento di tre arconi creano un triangolo planimetrico, con i tre pennacchi che scaricano sui piedritti anchessi svuotati dallinserimento dei vestiboli dingresso. Lo stesso pennacchio è forato da finestre, mentre larcone che dovrebbe essere vuoto, è pienovi è una variazione dei valori consueti; in effetti il carico dei costoloni non grava nella loro linea dimposta, ma è sopportato dalle pareti perimetrali esterne tramite dei contrafforti, questo risulta essere in analogia con la chiesa di San Lorenzo dove è presente una sconcertante struttura superficiale che occulta alla vista un complesso sistema strutturale. Nel progetto realizzato, la cupola non rappresenta una prospettiva forzata, data dalluso delle sezioni coniche, come si riscontra sullincisione del 1680, dove è impiegato un profilo parabolico anziché a cono nella sezione, che permette di ottenere lo stesso effetto prospettico utilizzando un numero inferiore di costoloni ellittici.
La lanterna esterna ricalca quella di SantIvo alla Sapienza del Borromini con i suoi tre anelli orizzontali, la cornice ondulata sinnalza sopra le finestre ad arco del tamburo e richiama il progetto del portale dei Minimi, dove la cornice sinnalza sopra lorologio; altro riferimento francese è il pennacchio di Mansart nella cappella dei Borboni.
Analizzando più accuratamente il progetto della Sindone si nota la presenza di una cupola tronca camuffata dai pennacchi e dagli arconi, questi elementi si ritrovano nei progetti parigini di Le Vau, dove si trova una cupola tronca al posto dei pennacchi, altri precedenti si trovano nei progetti di Mansart.
Nellopera parigina di Guarini, Sante-Anne-la Royale abbiamo lintroduzione della cupola tronca. Unevoluzione ulteriore avviene nel progetto di San Gaetano a Vicenza dove Guarini inserisce una cupola tronca che permette la visione di una cupola superiore affrescata e manipola la luce tramite linserimento di finestre che bucano entrambe le cupole, ottenendo in questo modo lo stesso effetto daltezza esagerata.
La manipolazione strutturale sottostante di San Lorenzo è un illusione ottica, la struttura della cupola principale è tanto reale quanto pienamente esposta alla vista; consiste in paia di costoloni che hanno come linea di imposta otto punti, separati gli uni dagli altri da un angolo di 45° .
In San Lorenzo Guarini basa il progetto della cupola su un ellissoide di rivoluzione, nessun disegno dimostra la procedura esatta usata dal Guarini, ma si può ricostruire il procedimento di progettazione tramite la dimostrazione geometrica di costruzione dellellisse rappresentata nel suo trattato Architettura Civile. Secondo il punto di vista del Guarini, la forma ellittica di una cupola aiuta a contrastare lapparenza piana delle cupole emisferiche i volti paiono sempre meno svelti di quello che sono, e massime le cupole di mezzo tondo, le quali dal terzo in su paiono piane, occupando una luce men chiara il loro fondo, e nascondendo la loro curvità, che in quel sito è poca evitando le zone che oscure apparirebbero piatte e depresse. Il Guarini fora la cupola nelle porzioni superiori della volta con aperture pentagonali permettendo alla luce di penetrare negli interstizi triangolari fra i costoloni.
Lintera corona della volta è virtualmente delimitata dalla grande apertura che dà sulla cupola superiore, aumentando ulteriormente la quantità dilluminazione in quellarea, il risultato di luce è evidente allesterno dalla presenza di molte finestre che si estendono per attirare la luce verso la cupola traforata. In concertazione con la forma della cupola e con lilluminazione attenta delle superfici della volta, il Guarini usa pure geometrie ripetitive onde creare unillusione daltezza più grande.
Dal punto di vista strutturale Guarini utilizza costoloni ellittici con, allestradosso, masse in muratura a gradoni per aumentare la profondità nei fianchi, contraffortati dal cilindro di muratura esterno che assorbe le spinte laterali; inoltre Guarini introduce lanello di tensione di ferro nella posizione più bassa, immediatamente sopra le finestre, e una serie di travi lignee con funzione di catene che circondano il profilo della cupola, per aiutare a contenere qualsiasi addizionale spinta verso lesterno. In seguito sono state tagliate nei punti dove sono situati i cappucci di luce che collegano le finestre esterne con quelle interne pentagonali, ciò non sembra creare alcun problema strutturale, ma elimina la consapevolezza del Guarini di provare a trattare con le spinte orizzontali generate dagli elementi della cupola.
Al 1823 risale lintervento di restauro da parte dellarchitetto Ferdinando Buonsignore che pone dei tiranti per rinforzare quelli piazzati durante la costruzione, nel sopralluogo alla chiesa si nota la presenza di un tirante posto a circa 30 cm al di sopra di quello collocato dal Guarini, che segue il profilo della cupola, questo è distinguibile dal fermaglio a forma di rivetto che lo tiene unito e dalla filettatura presente in alcuni elementi.
Le cupole hanno il posto donore nel sistema architettonico del Guarini. Egli apre il capitolo sulle volte della sua Architettura civile con losservazione: Le volte sono la principale parte delle fabbriche [5] ma nel suo voluminoso trattato non parla del modo di costruirle.
È interessante osservare la somiglianza con la cupola della cappella collaterale a destra del Mihrab della moschea dal-Hakam II a Cordoba: dal quadrato di base si passa allottagono e gli archi uniscono i vertici uno ogni tre, è lo schema che ritroviamo in San Lorenzo, ma più che gli elementi dunione sono importanti le differenze.
La più grande differenza è il cambiamento in scala, mentre la volta di Cordoba ha un diametro di circa 5 metri, la cupola di San Lorenzo è di oltre 15 metri di diametro La volta di Cordoba è una semplice sistemazione di costoloni individuali, ognuno dei quali simmetricamente formato intorno al suo piano; questo risulta in una confusione delle superfici e degli archi nei punti dove i costoloni si intersecano; la semplice moltiplicazione dei costoloni individuali è comune sia a tutti gli esempi islamici come pure ai più tardivi esempi gotici. Daltro canto Guarini forma i suoi costoloni intorno alla superficie matematica di unellissoide di rivoluzione onde formare un tutto fisico e concettuale continuo. E come se il Guarini invece di costruire una volta ad elementi individuali cominci con la superficie e recida della massa murale non necessaria. Se da un lato queste osservazioni non smentiscono un contatto con fonti islamiche, fa presente che il Guarini sia a conoscenza di tali volte. Lidea del costolone interlacciantesi non è confinata allarchitettura islamica ma è presente in molte aree geografiche largamente sparpagliate, ne forniscono un esempio gli schizzi per il tiburio del Duomo di Milano di Leonardo da Vinci. Mainstone dimostra come Leonardo in persona probabilmente ricavi il motivo da mastri muratori tedeschi addestrati alla tradizione gotica che lavorano alla cattedrale di Milano. [6]
Secondo alcune recenti ipotesi la struttura di San Lorenzo si rifà a Santa Sofia, di Costantinopoli in ambedue i casi, il punto debole del sistema sta nella debolezza rispetto alle spinte esercitate dalla cupola in senso normale al piano di giacitura degli archi dimposta, specie nella zona della chiave. In Santa Sofia si ovvia al pericolo costruendo degli archi molto sviluppati nel senso della sollecitazione, quasi volte a botte, in San Lorenzo si costituisce una struttura cellulare, leggera ma resistente, le spinte sono così incanalate mediante archi e nervature, linee e condotti di forze, mentre nella S. Sofia esse sono assorbite da superfici diffuse, da masse murarie distese: le conseguenze nel campo compositivo sono tuttavia analoghe in entrambi i casi. Gli architetti di S. Sofia sviluppano sotto gli arconi diagrammi finestrati, Guarini vi sviluppa le sue finestre a serliana, cosicché a Costantinopoli come a Torino la luce ha la possibilità di giocare magicamente.
In San Lorenzo la parte strutturale è concepita come una compartecipazione di diversi elementi e materiali: la struttura è racchiusa nelle quattro possenti mura; allinterno, paralleli ai muri esterni, quattro arconi a tutto sesto sono appoggiati sulle torrette laterali; ad essi sincrociano quattro arconi, collocati di sguincio, a sesto ribassato che sono appoggiati su altri quattro archi sottostanti posti allaltezza delle finestre laterali. I quattro arconi principali sono rinforzati da una struttura lignea, diversamente i quattro arconi di sguincio sono legati da un tirante di ferro, altri quattro archi con tiranti sono presenti sopra le quattro cappelle diagonali visibili soltanto attraverso il foro in chiave della volta stellare.
Fatto particolare della struttura è la presenza di questa centina di legno, presenza tuttoggi in loco, rappresentata in unincisione dallo stesso Guarini indicata come CHIAVE DELLA CUPOLA DI SAN LORENZO. Il suo contributo può essere svelato per la mancanza di un elemento di una delle centine facendo in modo che il componente sovrastante abbia continuato a lavorare creando un avvallamento sul pavimento; in corrispondenza il tirante di ferro dellarco di sguincio che incrocia proprio in quel punto si è rotto, nel 1823 è stato riparato dal Buonsignore come testimonia lelemento a fascia che lo compone, esso lavora ancora a trazione poiché anchesso presenta delle fessure. In corrispondenza al livello inferiore, nella zona dellingresso, il dado della colonna della cappella di sinistra entrando, che dovrebbe sostenere soltanto il suo peso e quello della volta è fessurato, ciò fa presupporre che tutti gli elementi hanno una partecipazione attiva alla stabilità della struttura.
Elena Gasparini e Ramona Volpato